Circa 130mila cani presenti nei canili convenzionati in Campania per un costo di 66milioni in cinque anni, pari a 16mila euro costo medio per animale in condizioni disagiate. Legambiente chiede una forte azione per fermare il randagismo, lancia la sfida a Comuni e Regione per raddoppiare l’anagrafe canina in un anno, con un risparmio in termini economici e moltissime meno sofferenze per gli animali.
“I dati fotografano una Campania tra luci ed ombre in materia di animali d’affezione e prevenzione del randagismo a ben 23 anni dalla legge quadro 281/91: sono circa 500mila i cani iscritti all’anagrafe Regionale, su una popolazione canina di circa 1.000.000 cani. Circa 130.000 cani si trovano nei canili municipali o convenzionati con un costo per i Comuni di circa 66 milioni di euro nel solo quinquennio 2007/2011. Ci sono realtà dove il sistema delle adozioni è avanzato, mentre in altre l’unica soluzione praticata rimangono ancora i circa 80 canili della Campania dove siamo davanti ad con un costo medio per l’intera vita dell’animale di oltre 16.000 euro, e dove spesso l’animale vive in condizioni disagiate”.
Legambiente presenta alcuni dati regionali sui servizi e attività dei Comuni delle ASL per la tutela e la gestione degli amici a quattro zampe, lustrando alcuni aspetti della situazione regionale nell’ambito delconvegno Animali in Città, promosso da Legambiente con il coinvolgimento dell’Università Federico II e del CRIUV (Centro di riferimento Regionale di Igiene Urbana Veterinaria).
“Chiediamo – ha dichiarato Michele Buonomo, presidente regionale Legambiente – una forte azione per fermare il randagismo, con più città a dimensione delle persone che vivono insieme ai propri amici animali e lanciamo la sfida ai Comuni e alla Regione affinché si raddoppi l’anagrafe canina in un anno, una sfida che permetterebbe un grande risparmio in termini economici e meno sofferenze per gli animali. E’ necessario che i Comuni facciano concrete politiche di contrasto all’abbandono, obbligando all’iscrizioni all’anagrafe canina, politiche che riducano i costi e per questo si necessita modifiche alla stessa Legge Regionale “sul randagismo” che individui con chiarezza le responsabilità tra enti locali ed Asl, al fine di contrastare il fenomeno”.