Gli alberi lungo le strade italiane costituiscono un patrimonio paesaggistico e ambientale che intendiamo sottrarre a un quadro normativo inadeguato che riduce questo bene nazionale a un pericolo per la sicurezza delle strade, da abbattere definitivamente.
Secondo uno studio inglese, gli alberi lungo le strade costituiscono un deterrente per i guidatori, che in loro presenza riducono la velocità media fra i 3 e i 5 chilometri orari, con un calo di collisioni del 20%. In Italia la pensiamo diversamente, gli alberi lungo le strade, senza nessuna distinzione, sono solo un pericolo da tirare giù con la motosega in nome della sicurezza. In provincia di Asti hanno già cominciato abbattendo, il 20 novembre 2013, i tigli del viale storico di Montafia piantati dopo la Grande Guerra in memoria dei caduti. Se i cittadini non si fossero mossi per tempo in difesa di quei giganti che per decenni hanno accompagnato la loro vita, del viale alberato non vi sarebbe più traccia.
Una norma inadeguata può potenzialmente consentire questo scempio lungo tutto il territorio nazionale. In sintesi funziona così:il regolamento di attuazione del Codice della Strada (1992) impone ai privati di non piantare alberi fuori dai centri abitati ad una distanza dal confine stradale inferiore alla massima altezza che la pianta potrebbe raggiungere (30-40 metri per un pioppo bianco, 25-90 metri per un eucaliptus, 30-40 metri per un platano, 30 metri per un tiglio). La sentenza della Corte di Cassazione 17601 del 2010 ha stabilito che la regola applicabile ai privati vale anche per le alberate pubbliche. I pareri e le successive circolari del Ministero dei Trasporti si sono limitate a evitare temporaneamente l’eliminazione sistematica di tutti gli alberi, consentendone la permanenza solo se non pericolosi, malati o comunque fastidiosi, ma non consentendone il reimpianto.
Seguendo queste indicazioni le alberate stradali sono destinate a scomparire in tutta Italia per l’invecchiamento degli alberi che non possono essere sostituiti. Non si potranno realizzare piste ciclabili o sentieri ombreggiati fuori città nè sostenere le scarpate franose con alberi, cespugli o arbusti, sostituiti da muraglioni in cemento. Così come non si potranno realizzare barriere naturali per limitare ‘inquinamento, anche acustico, delle autostrade, le aree di servizio rimarranno senza ombra, e così via.
Vogliamo ampliare la riflessione sulla sicurezza nelle strade, magari riconsiderando i limiti di velocità, l’educazione stradale, il dissesto delle vie di scorrimento, la scarsa illuminazione e la mancanza di guardrail. Tutte azioni che richiedono probabilmente maggiore sforzo e impegno rispetto all’abbattimento di un albero, ma che sicuramente avrebbero effetti meno devastanti sul paesaggio italiano e sulla natura che lo caratterizza.