Denuncia di Legambiente: “Scomparsi dall’Agenda Politica, non vi è piuù traccia dei Parchi. In Campania la classe politica ha occupato i parchi anziché occuparsi dei parchi”. A 20 anni dalla legge regionale 33/93 Legambiente inizia un percorso di ascolto delle comunità locali e dei territori interessati dalla aree protette.

“A.A.A Cercasi Parchi Regionale in Campania. Sono quasi 20 gli anni trascorsi dalla istituzione dei Parchi regionali, ma in Campania della protezione della natura si è completamente persa la traccia, nonostante la Regione sia tra quelle con la maggiore presenza di specie e habitat protetti, anche di livello internazionale, e la percentuale di territorio tutelato sia tra le più alte d’Italia.In Campania la classe politica ha occupato i parchi anziché occuparsi dei parchi. Le uniche traccie e atti pubblici che abbiamo rinvenuto su questa materia, sono quelle contenute nelle finanziarie regionali che prevedono avvicendamenti continui delle poltrone con commissari, presidenti e direttori che cambiano sulla base dell’appartenenza partitica. Per il resto la Campania non da nessun segnale positivo nelle politiche di conservazione della natura e lascia che il degrado e le aggressioni edilizie contaminino i patrimoni di biodiversità presenti nella Regione.” In una nota congiunta Antonio Nicoletti e Pasquale Raia rispettivamente responsabile nazionale e regionale aree protette di Legambiente denuncia il grave stato dei Parchi Regionale in Campania

“Assistiamo- denuncia Legambiente- alla lenta agonia delle aree protette che sono prese in considerazione solo per poter spendere malamente le ultime risorse comunitarie che sono rimaste (PIRAP, progetti integrati rurali per le aree protette) con l’unica finalità di realizzare infrastrutture inutili e persino dannose per la biodiversità. Oltre il danno immediato anche la beffa, in quanto questi territori vedono le poche risorse disponibili spese, non per favorire l’integrazione tra le politiche di sviluppo rurale e quelle di conservazione della biodiversità, ma per cementificare ulteriormente il territorio e con interventi che non c’entrano nulla con la missione delle aree protette.

“Per rilanciare i parchi – proseguono i due rappresentanti di Legambiente – serve garantire maggiore continuità gestionale e la volontà di ritessere la tela di un ragionamento interrotto da questi lunghi anni di non governo. “ Non è possibile che il Parco regionale dei Monti Lattari venga di fatto cancellato con una sentenza che permette l’attività venatoria entro i suoi confini e nessuna voce, tranne la nostra, si levi per protestare e porre rimedio. Perchè l’Ente parco non si è opposto riccorrendo in giudizio? Perchè la Regione non ha rimediato con un provvedimento legislativo a favore del parco? E perchè nella Riserva di Foce Sele Tanagro si continua a spare nel poligono militare? Perchè, ovunque, le sedi degli Enti parco costruite con fondi comunitari sono chiuse e introvabili per il cittadino comune, per agricoltori e turisti. E nel frattempo mancano infrastrutture per l’accoglienza, sentieri e rifugi, centri di educazione ambientale e musei didattici? Perchè i parchi regionali sono senza personale nonostante la Regione abbia un numero significativo di dipendenti che possono essere ricollocati?. E dalla denuncia alla propostaLegambiente organizza una campagna di ascolto dei territori e delle comunità locali dei parchi, che parte dal parco nazionale del Vesuvio, e che per i prossimi mesi interesserà tutta la regione. Una iniziativa per coinvolgere nell’azione di rilancio delle aree protette tutte le forze positive, economiche, sociali e imprenditoriali, che continua a credere che anche i parchi possono costituire una speranza per rilanciare l’immagine e l’economia della Campania. Spetta ai cittadini, alle comunità, alle associazioni e al mondo della ricerca rilanciare il progetto politico delle aree protette in Campania e recuperare l’immagine offuscata a causa di una classe politica che ha occupato i parchi anziché occuparsi dei parchi. Una campagna di ascolto per rilanciare anche le esperienze positive , la luce di un impegno costante di tanti, ambientalisti, imprenditori e amministratori locali, che hanno condiviso l’istituzione nei loro territori di aree protette nella convinzione che attraverso i parchi si potesse invertire in positivo lo sviluppo territoriale legato alla qualità delle produzioni e alla conservazione e gestione sostenibile del patrimonio di biodiversità