Legambiente scrive alla UE, a Renzi e Caldoro: “Paradosso Campania, per far funzionare un termovalorizzatore con una capacità di 300mila tonnellate l’anno si dovrebbe ridurre la raccolta differenziata in Campania e per vent’anni. Non c’è bisogno di altri inceneritori”.

“Utilizzando i dati ufficiali, prodotti esclusivamente da pubbliche amministrazioni, abbiamo rilevato che sulla base degli attuali livelli di produzione e di raccolta differenziata dei rifiuti solidi urbani e della impiantistica operativa la regione Campania, che si attesta tra le prime regioni d’Italia come capacità di trattamento termico dei rifiuti (inceneritori), una estrema carenza in termini di impiantistica per il trattamento della frazione organica proveniente dalla raccolta differenziata dei rifiuti. Aspetto che penalizza (per i costi determinati dal trasporto fuori regione) le tante amministrazioni locali impegnate a conseguire elevati livelli di raccolta differenziata, i cosiddetti comuni ricicloni, tanto da consentire alla regione Campania di conseguire una percentuale di raccolta differenziata (41,5% nel 2012 – dati ISPRA) superiore alla media nazionale (40% nel 2012 – dati ISPRA) – . A fronte di ciò, tuttavia, rileviamo un incomprensibile ed illogico accanimento delle Istituzioni nel voler realizzare ulteriore impiantistica per l’incenerimento e di contro un dissimulato disimpegno nella realizzazione della utile e necessaria impiantistica per il trattamento della frazione organica proveniente dalla raccolta differenziata. Inoltre, anche la formula dell’appalto in concessione adottata per la realizzazione di nuovi inceneritori, prevedendo da parte dell’amministrazione concedente la garanzia di conferire per un ventennio oltre 300.000 t/anno di rifiuti solidi urbani da trattare lascia sconcertati: paradossalmente si dovrebbero diminuire gli attuali livelli di raccolta differenziata e per 20 anni!” E’ l’incipit della lettera firmata da Michele Buonomo e Giancarlo Chiavazzo, rispettivamente presidente  e repsonsabile scientifico di Legambiente Campania inviata alcommissario europeo per l’ Ambiente, Janez Potocnik, al premier Renzi e al presidente della Regione Caldoro con annesso studio dal titolo ”La bufala degli inceneritori” con il quale si chiede che venga rivista la politica dei rifiuti nella nostra Regione e la scelta paradossale della Campania che punta alla realizzazione di nuovi inceneritori.

“In particolare, rileviamo che manca addirittura rifiuto (frazione secca tritovagliata) per garantire il funzionamento a regime dell’impiantistica per l’incenerimento oggi operativa sul territorio (TMV di Acerra), mentre il vero problema, rappresentato dalla collocazione della frazione organica “impura” (FUT) proveniente dagli stabilimenti per il trattamento della frazione indifferenziata (STIR) potrebbe essere notevolmente ridimensionata solo incrementando (come di fatto sta avvenendo) la percentuale di raccolta differenziata della frazione organica grazie anche all’abbattimento dei costi derivanti dalla realizzazione dell’impiantistica dedicata (impianti aerobici o anaerobici).

Ma al momento in Campania gli unici due impianti in funzione sono a Salerno e Teora (Avellino). Si dovrebbe aggiungere anche quello di Eboli, dopo l’autorizzazione concessa dalla Regione. Anche se il piano regionale per la Gestione dei Rifiuti, approvato nel 2012, ne prevede undici. Secondo il piano regionale rifiuti, che ha posto l’obiettivo di una raccolta differenziata al 50%, e già al 2013 la regione ha raggiunto circa il 45%, per gestire la quantità di frazione organica proveniente da Raccolta differenzia pari a 560.000 t/anno sono stati previsti una serie di impianti da realizzarsi presso gli STIR esistenti. Allo stato la capacità di trattamento si attesta su poco più di 50.000 t/anno, meno di un decimo di quanto necessario, ma soprattutto risulta che anche la capacità di trattamento prevista nel PRGRU nella realtà non corrisponde a quanto necessario in quanto a fronte della produzione di 560.000 t/anno nella realtà i bandi predisposti dai vari commissari designati prevedevano in totale impianti per sole 344.500 t/anno, con un deficit di capacità di trattamento nell’ipotesi, purtroppo remota, venissero realizzati tutti gli impianti previsti di ben 215.500 t/anno.

“Davanti a queste cifre-denunciano Buonomo e Chiavazzo di Legambiente– risulta incomprensibile e preoccupante che i decisori pubblici da un lato promuovano la realizzazione di una ulteriore capacità di incenerimento quando è evidente non serva e dall’altro non si attivino per la realizzazione degli impianti per il trattamento della frazione organica proveniente dalla RD unica via ragionevole per risolvere i problemi e bloccare l’incombente procedura di infrazione comunitaria”.

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