Il bacino del Sarno resta ancora un’area ad “elevato rischio di crisi ambientale” a causa di una inadeguata, approssimativa e scomposta azione delle amministrazioni pubbliche competenti. Il recente caso Solofra Montoro, inoltre, dimostra come siano pericolosamente alti i rischi sanitari sulla collettività. La denuncia arriva da Legambiente nel dossier “Inquinamento delle acque sotterranee di Solofra e Montoro”.
“Il caso Solofra Montoro, a distanza oramai di ben 24 anni dalla prima ufficializzazione per il bacino del Sarno di “area ad elevato rischio di crisi ambientale” da parte del Consiglio dei Ministri, evidenzia ancora una azione inadeguata, approssimativa e scomposta delle Amministrazioni Pubbliche competenti – dichiara Giancarlo Chiavazzo, responsabile scientifico di Legambiente Campania -. Portare a termine la bonifica di un sito inquinato è un’operazione complessa, sia dal punto di vista tecnico che amministrativo. È necessario intrecciare competenze scientifiche, tecnologie e pianificazione territoriale per dare tempi certi alle bonifiche. È allucinante però che dopo un quarto di secolo ancora non sono state intraprese neanche attività di prevenzione primaria, l’unica tipologia di risposta che poteva minimizzare al massimo possibile i rischi sanitari sulla collettività attraverso la informazione capillare di quali comportamenti e abitudini dovessero, in un contesto di contaminazione ambientale, essere adottati dalla popolazione al fine di ridurre al massimo il passaggio dei contaminati dall’ambiente alle persone”.
“Ancora una volta, come Legambiente ha sempre sostenuto, quanto sia stretto e univoco il nesso tra tutela ambientale, salute pubblica, sviluppo economico e dinamiche sociali – aggiunge Antonio Giannattasio, presidente del circolo Legambiente “Soli Offerens” di Solofra-. I comportamenti illeciti, perpetrati con lo sversamento di tetracloroetilene, hanno di fatto posto in serio rischio la salute della collettività, messo in ginocchio l’importante settore conciario già particolarmente provato dalla crisi generale e dalla concorrenza dei mercati emergenti, creato forte allarme e tensioni tra le comunità locali, talora arrivando alla degenerazione localistica degli uni contro gli altri. Per questo riteniamo prioritario avviare un percorso trasparente, condiviso e partecipato, come condizione necessaria per una seria politica di risanamento e rilancio del territorio”
Desta sconcerto nello specifico caso “Solofra Montoro” – denuncia ancora Legambiente – il fatto che nonostante fosse esplicitamente previsto da legge l’obbligo di perseguire un sistematico ed efficace controllo della qualità ambientale e delle acque destinate al consumo umano, le Istituzioni preposte, Enti Locali e ASL, siano risultate “carenti”. Già nel 2011 a Solofra si era registrato un superamento per Tricloroetilene+Tetracloroetilene con valori a 38,1 a fronte dei 10mg/l.
Nei due comuni risiedono oltre 30.000 persone, che da due anni subiscono gravi disagi per le preoccupazioni sui rischi derivanti dalla contaminazione rilevata e per la carenza di acqua dovuta alla inibizione all’utilizzo di numerosi pozzi e dall’utilizzo dell’acqua potabile per usi industriali nel distretto industriale di Solofra-Montoro. La produzione agroalimentare, tradizionalmente appartenente a questo territorio, è anch’essa economicamente importante e messa a rischio dall’emergenza tetracloroetilene. L’area oggetto dell’emergenza tetracloroetilene è sede di una falda di profonda di dimensioni consistenti tributaria delle sorgenti del Sarno, tale circostanza ora determina preoccupazioni anche per i cittadini dei comuni nel medio e basso Sarno.
Materiali e presentazioni convegno
1.Solofra.20.02.2016.A.Giannattasio
2.Solofra.20.02.2016.L.Lucentini
3.Solofra.20.02.2016.M.P.Papini
4.Solofra.20.02.16.G.Chiavazzo
5.Solofra.20.02.2016.ATO.CaloreIrpino