Le chiamano ‘zone morte’. Sono quelle che i governi di Bielorussia, Ucraina e Russia hanno sgomberato e vietato dopo l’incidente nucleare più drammatico della storia, quello di Chernobyl. Eppure oggi, dopo 27 anni, 5 milioni di persone continuano a vivere lì e nelle aree vicine, anch’esse fortemente contaminate dal fallout radioattivo. Tra loro anche centinaia di migliaia di bambini: il rischio di ammalarsi, per loro, è altissimo. La loro aspettativa di vita spaventosamente bassa.
Nel solo villaggio di Gden, a 15 km dalla centrale di Chernobyl, oggi abitano 250 persone. 25 sono bambini. Vivono completamente abbandonati a se stessi, privi di ogni servizio: mangiano ogni giorno prodotti agricoli fortemente contaminati. Come l’acqua che bevono.
Queste aree nel raggio di 30 km dalla centrale, la ‘zona morta’ appunto, oggi si stanno ripopolando. E la cosa drammatica è che le istituzioni locali e la comunità internazionale fanno finta di non vedere. L’Europa non può ignorarli.
Non possiamo accettarlo! Bisogna intervenire subito: anche questi bambini hanno diritto al futuro. Firma anche tu per portarli al più presto lontano da lì.