Legambiente scrive al Ministro Orlando e Presidente Caldoro: No a localismi, figure, associazioni e comitati dell’ultima ora.

Con una lettera aperta il presidente regionale Legambiente  Michele Buonomo e il responsabile delle aree protette  Pasquale Raia, si rivolgono al Ministro dell’Ambiente Andrea Orlando e al Presidente della Regione Stefano Caldoro  “per chiedere che in Campania  le scelte  per la guida dei Parchi Nazionali campani siano di alto profilo e  non siano condizionate da localismi, figure, associazioni e comitati dell’ultima ora, siano di profondo rinnovamento, fuori dalle logiche partitiche,  e tengano insieme valorizzazione della natura,  culture, saperi e bisogni reali territori.

Nell’immaginario collettivo- scrivono nella lettera i due rappresentanti di Legambiente–  quando ci si riferisce alla green economy, in genere si pensa alle nuove tecnologie nel campo della produzione di energia, che sempre più profondamente stanno soppiantando le fonti fossili, irriproducibili ed in corto di esaurimento. Allargando il significato del termine, potremmo parlare di green economy riferendoci a tutto ciò che produce benessere con meno consumo di suolo, meno energia, meno materia, meno chilometri e che di riflesso ha bisogno di una green society, ovvero di una società con più legalità, più cultura e consapevolezza da parte dei cittadini, più benessere per tutti dentro nuovi stili di vita. In questo contesto le aree protette possono essere intese come infrastrutture della green economy, come esempi virtuosi di un modello di governo del territorio che potrebbe/dovrebbe allargarsi a tutto il territorio, ben al di là dei confini delle aree protette.

Se ci limitassimo a ragionare semplicemente di cosa hanno bisogno i parchi, finiremmo per chiuderci in un ottica rivendicativa, un po’ lamentosa e perdente, in cui una parte del mondo dei parchi è rimasto chiuso negli ultimi anni.  Pensiamo invece che il campo di azione sia disegnato da tre poli;  l’importanza della natura come patrimonio di biodiversità da valorizzare, la dimensione istituzionalecon i problemi connessi alla governance ed il ruolo dei cittadini, in qualità di fruitori, difensori  dei territori oltre che  abitanti  e lavoratori nei territori delle aree protette. Più serio e profondo sarà l’impegno per la  conservazione  e la difesa del patrimonio naturale, più ci sarà possibilità di sviluppo. Trasmettere il valore parco, il valore natura, agricoltura pulita, sana e giusta,  turismo responsabile e durevole,   in questo modo le aree protette non dovrebbero avere difficoltà a posizionarsi come infrastrutture della green economy, come esempi virtuosi di un modello di governo di un territorio che potrebbe allargarsi oltre i confini del parco stesso.Se sono reali e vere le cose finora esposte allora si deve dire che qui in Campania i parchi Nazionali possono fare molto ma hanno bisogno di un profondo rinnovamento, ed in questo sia il  Ministero  dell’Ambiente che la Regione Campania devono e dovranno svolgere un ruolo più attento alla missioni a cui sono deputati.

Le associazioni ambientaliste- concludono Buonomo e Raia di Legambiente- non hanno mai abbandonato i parchi  in Campania, hanno sempre creduto e credono che solo se si ragiona in un’ottica complessiva e sostenibile, conoscendo a fondo i problemi di un’area, valorizzando le eccellenze, mettendo insieme le migliori esperienze e competenze in ambito pubblico e privato in una prospettiva di green economy,  si possonocambiare le sorti di un territorio e del paese.”