In Italia grazie al successo dell’eolico meno importazioni e inquinamento da petrolio e carbone. Ma Legambiente denuncia: bloccati tutti e 11 i progetti di impianti off shore presentati, burocrazia e veti mettono a rischio il futuro delle rinnovabili
Il 15 giugno in tutta Europa si festeggia il Wind Day, la giornata del vento promossa dall’Ewea l’associazione europea dell’energia eolica e dal Gwec, il Global Wind Energy Council. L’appuntamento, con iniziative e convegni, punta a informare i cittadini sull’importanza dell’eolico per combattere la crisi climatica e contribuire a raggiungere gli obiettivi europei di produzione di energia da fonti rinnovabili decisi per il 2020, nel rispetto del Protocollo di Kyoto.
L’eolico andrebbe festeggiato anche in Italia. Perché grazie all’energia del vento abbiamo bruciato meno petrolio, carbone e gas, riducendo la spesa per queste fonti che importiamo dall’estero. E Legambiente stima che, in una prospettiva energetica realmente sostenibile, l’eolico possa arrivare a garantire il 10% dei fabbisogni elettrici italiani complessivi. Allo stato attuale, tra impianti di grande taglia e mini eolico, sono 8.383 i MW installati in Italia e nel 2012 hanno consentito di soddisfare i fabbisogni di oltre 5,2 milioni di famiglie, attraverso 13,2 TWh prodotti dal vento. A maggio, secondo i dati di Terna, l’eolico ha garantito il 5,9% della produzione elettrica italiana, facendo registrare un incremento di oltre il 44% rispetto allo stesso mese del 2012. Dall’inizio del 2013 questa tecnologia ha prodotto 7,8 TWh di energia elettrica, con un più 31,1% rispetto allo stesso periodo del 2012. Sia nel 2012 che nel 2013 il picco di produzione nazionale rispetto ai fabbisogni ha superato il 20%. Nell’area del centro sud vi sono momenti nella giornata, secondo i dati di Terna, in cui il contributo del solo eolico supera il 50% dei fabbisogni.
Legambiente lancia però un allarme sul futuro dell’eolico in Italia. Emblematica è la situazione dei progetti di impianti eolici off shore. Tutti e 11 i progetti presentati sulle coste italiane sono, infatti, bloccati da un incredibile caos normativo. Un’incertezza che sta generando conflitti tra Governo e Regioni, proteste dei Comuni, allarmi per rischi che potrebbero essere scongiurati semplicemente fissando regole simili a quelle già adottate da altri Paesi, ossia che escludono le aree incompatibili e fissano criteri per la selezione delle proposte. Infatti in mare non sono vigenti neanche le linee guida introdotte nel 2010 per gli impianti a terra. Ma anche per i parchi eolici e gli impianti di piccola taglia “a terra” la situazione delle autorizzazioni è di grande incertezza. Con gli ultimi decreti del ministro Passera, poi, sono stati introdotti limiti annui alle installazioni e barriere burocratiche, mentre nulla è stato fatto per fermare quella vera e propria tassa sulle rinnovabili che è l’incertezza normativa che caratterizza l’iter dei progetti. Ed è proprio dentro queste maglie che sono avvenuti in alcune Regioni fenomeni di infiltrazione mafiosa come ricatto e pizzo nei confronti degli imprenditori rispetto all’ok agli impianti. Senza dimenticare come in Regioni come la Sardegna, la Sicilia, l’Emilia Romagna, le Marche nuovi impianti eolici sono bloccati tra moratorie di fatto, tempi biblici per le risposte da parte degli uffici, veti delle Soprintendenze. Legambiente denuncia come lo sviluppo dell’eolico per i prossimi anni sia, di fatto, messo a rischio dalla pressione delle lobby delle fonti fossili.
“Un Paese come l’Italia ha tutto da guadagnare nel puntare sull’eolico – dichiara Edoardo Zanchini, vice presidente di Legambiente, intervenuto oggi a Roma al convegno organizzato dall’Anev “Eolico: la strada verso la competitività e la piena integrazione nella rete” – Grazie a questa fonte rinnovabile possiamo ridurre le importazioni di carbone e petrolio che sono, oltretutto, la ragione principale degli aumenti in bolletta avvenuti negli ultimi 10 anni in Italia. Oggi che le rinnovabili garantiscono il 30% dell’energia elettrica consumata in Italia non dobbiamo fermarci ma, al contrario, spingere nella direzione di un modello energetico moderno, incentrato su efficienza energetica e rinnovabili che è l’unica possibilità che abbiamo di ridurre dipendenza dall’estero per le fonti fossili, bolletta energetica e emissioni climalteranti”.
“La crescita degli impianti eolici nel territorio italiano è la migliore garanzia per un futuro energetico realmente sicuro e pulito – ha proseguito Zanchini – Per continuare nella crescita delle installazioni si deve intervenire con politiche attente ai territori, come la sostituzione e il repowering degli impianti esistenti, la realizzazione di nuovi progetti di piccola e grande taglia integrati nel paesaggio e poi attraverso impianti off-shore, che nel nostro Paese sono ancora fermi per colpa di procedure che non danno alcuna certezza agli investimenti”.
L’Italia sconta, anche, un ritardo rilevante rispetto al tema dell’interazione tra impianti e avifauna. Per questo motivo Legambiente e ANEV (l’associazione nazionale energia del vento) hanno promosso un Osservatorio e definito un protocollo di monitoraggio della fauna, con la collaborazione di Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale). L’obiettivo è di contribuire ad alzare il livello del dibattito scientifico su questi temi, per aprire un confronto con Regioni, studiosi, associazioni, al fine di evitare o limitare al minimo gli impatti sulla biodiversità, studiando attentamente le diverse situazioni territoriali e le specie presenti. Al momento, infatti, non vi sono regole nazionali o linee guida in materia.
La crescita dell’eolico rappresenta una direzione imprescindibile per la produzione di energia elettrica pulita in grado di contribuire in maniera importante alla lotta contro i cambiamenti climatici ma anche una risposta concreta e immediata ai fabbisogni delle famiglie. Per questo è fondamentale togliere le barriere burocratiche e i limiti annui alle installazioni posti con i Decreti introdotti dal Ministro Passera, e dare certezza agli investimenti con nuove forme di incentivo che pesino sempre meno sulle bollette, aprendo alle innovazioni possibili grazie ai contratti di vendita diretta dell’energia prodotta dalle rinnovabili. Altrettanto importante è semplificare il quadro normativo rispetto alla realizzazione degli impianti.
Al Governo Letta spetta oggi la responsabilità di verificare il recepimento delle Linee Guida nelle diverse Regioni italiane, alla luce anche del “Burden Sharing” degli obiettivi di sviluppo delle rinnovabili per rispettare gli obiettivi fissati dall’Unione Europea al 2020.
L’ufficio stampa Legambiente 06 86268399 – 76 – 53