È fondamentale far partire un programma nazionale di manutenzione e prevenzione. Firma subito anche tu la petizione “Mettiamo in sicurezza il Paese ora!”.

 

Quartiere Santa Lucia, storia di alluvioni passate e presenti.

La notte del 21 gennaio del 1805 un disastrosa alluvione coinvolse i rioni di Caposolofra. L’alluvione distrusse il ponte di Caposolofra e quello della Fratta. Due strade di questo casale furono interamente devastate essendo diventate il letto del torrente d’acqua che scendeva dal Vellizzano. Subì gravissimi danni la chiesa SS. Annunziata (…). Fu distrutta la chiesa di S. Lucia e quella di S. Antonio. Crollarono nove botteghe di conceria (…). Perdettero la vita 37 (…). Subirono gravi danni molte case con la distruzione di 79 “stanze sottane e soprane…”. (www.solofrastorica.it)

Alluvione del 28 ottobre 1852. Le acque scesero dal monte Vellizzano e dal Garofano e provocarono distruzioni in diversi casali. Il ponte di San Nicola fu distrutto con danni alla strada che porta al casale Toro che fu solcata da profondi burroni. Il Casale S. Lucia ebbe la distruzione della strada, profondamente scavata dal torrente d’acqua che l’attraversò, dell’acquedotto che alimentava la fontana del casale (…). (www.solofrastorica.it)

Smottamenti del 8 gennaio 2010. I disagi maggiori si sono registrati in localià Turci Castello, via Vigne, via Panoramica, via Cortine del Cerro e via Toro. (…). Le acque hanno scaricato materiale edile misto a fango ed alberi di piccola taglia tra edifici e nelle strade di collegamento (…). Il ponte di San Nicola è ormai soffocato dal materiale di risulta che le piogge hanno trasportato addirittura fino all’incrocio con via della Libertà (…). I vigili del fuoco sono dovuti intervenire per liberare un camion bloccato in via Maffei. L’autista del mezzo è stato tratto in salvo così come i due occupanti dell’auto che in viale Principe Amedeo (…) è stata quasi sommersa. (www.irpinianews.it)

Allagamenti del 06 settembre 2011. Le piogge intense hanno provocato non pochi problemi e disagi sul territorio comunale. In via Giuseppe Maffei in prossimità del ponte della ferrovia si è registrato un allagamento della sede stradale. La situazione più grave si è comunque registrata in prossimità di via Santa Lucia dove la sede stradale è stata invasa da un fiume di fango e pietre (…) (www.irpiniaoggi.it)

Il 1 settembre 2014, i temporali già previsti ed annunciati da giorni, hanno letteralmente trasformato le strade in fiumi in piena: via Annunziata, via Santa Lucia, Ponte di San Nicola – via Giuseppe Maffei, viale Principe Amedeo, all’altezza del ponte della ferrovia dove un auto è stata sommersa da acqua e fango, via Toro Sottano. Ma un po’ tutta Solofra è stata colpita da disagi e ostruzioni di valloni che hanno fatto allagare tracimare i torrenti lasciando tronchi, rifiuti e fango agli angoli delle strade del centro e difficoltà anche in località Pastena-Volpi, Fratta-Sambuco, i sottopassi del raccordo Av-Sa. Le immagini erano quelle di strade coperte e auto intrappolate da massi, fango e rifiuti di ogni genere, di garage e scantinati allagati e di paura negli occhi degli abitanti. Ma perché tutto questo? “qui c’era un vallone prima, ora una strada” commenta un signore, “nell’800 Santa Lucia fu distrutto e la chiesa fu trasportata dall’acqua” spiega un’anziana nonnina. Purtroppo i valloni sono spariti, tombati, trasformati in strada e questo lo si sa da decenni ormai. Negli anni l’uomo ha costruito case nei luoghi poi individuati come zone rosse, a rischio, e anche se per molto tempo non è più successo nulla, la poca manutenzione delle montagne, i tagli di alberi a monte, i valloni montani ostruiti da detriti e dighe di tronchi accumulatisi e le piogge abbondanti hanno causano tutto ciò. Da troppo ormai sottolineamo che l’acqua non ha più la possibilità di sfogare in casi di piogge eccezionali; soprattutto da Turci al Vellizzano la zona è stata così abusata, urbanizzata, cementificata e trasformata che i naturali deflussi d’acqua sono spariti o sono semplicemente diventati delle piccole cunette che costeggiano la strada o piccolissimi canali che passano sotto le strade che da valloni ampi oggi sono diventati scatole di cemento o ancor peggio tubi piccoli e tombati. Ma se si vuole bloccare la forza dell’acqua con una grata o un tubo quando la piogga fa scendere, dai monti già maltrattati, foglie, terriccio e pietre tutto questo fa da tappo e l’acqua si riappropria dei vecchi percorsi del suo letto secolare.  Già nel pomeriggio si è iniziato a lavorare per liberare le strade e quantificare cosa è accaduto, e si sta lavorando tuttora, alla presenza delle forze dell’ordine, carabinieri, l’amministrazione e tecnici comunali, con l’apporto dei vigili del fuoco, le associazioni di protezione civile e le imprese edili locali che impiegano i propri mezzi, anche i binari della tratta ferroviaria Avellino-Mercato s. Severino sono stati liberati dal fango.

Proprio il 13 agosto durante FestAmbiente, il festival nazionale di Legambiente, a Rispescia (GR), Legambiente ha lanciato un messaggio al Governo che invitava “Per evitare con l’arrivo dell’autunno l’ennesima tragica conta di danni e vittime per frane, alluvioni e allagamenti è fondamentale agire in tempi brevi, con risorse e misure adeguate”. Infatti il rischio frane e alluvioni interessa praticamente tutto il Paese con 6.633 comuni e oltre 6 milioni di cittadini in aree a rischio idrogeologico. “Occorre far presto per invertire la tendenza degli ultimi anni in cui si sono spesi circa 800 mila euro al giorno per riparare i danni e meno di un terzo di questa cifra per prevenirli – ha dichiarato Giorgio Zampetti, responsabile scientifico nazionale di Legambiente – Oltre a liberare tutte le risorse già stanziate che negli anni lo Stato e gli enti locali non sono riusciti a spendere è però fondamentale far partire un programma nazionale di manutenzione e prevenzione”. Il Governo del territorio e bacini idrografici, manutenzione e rinaturazione, semplificazione normativa, reperimento e continuità delle risorse economiche per un’efficace politica di prevenzione, sono le priorità individuate anche in occasione della prima Conferenza Nazionale sul Rischio Idrogeologico che ha visto, nel febbraio 2013, discutere e confrontarsi numerose associazioni, sindaci, ordini professionali, tecnici ed esperti. “Un percorso condiviso da tante realtà –ha sottolineato Zampetti- di cui il Governo potrebbe avvalersi in questa fase con l’obiettivo di rispondere in modo efficace alle ripetute emergenze legate al rischio idrogeologico, anche per dare un chiaro indirizzo d’uso per i prossimi fondi strutturali”. Anche per Solofra  è il momento di rimboccarsi le maniche, non solo per spalare fango ma assumersi l’impegno politico e amministrativo di risolvere l’annoso questione coinvolgendo autorità ed enti preposti, associazioni e professionisti per un serio progetto di messa in sicurezza e soluzioni alternative per dare di nuovo vita ai valloni spariti e assicurare le case, che ormai possiamo considerare in costante pericolo.

È fondamentale far partire un programma nazionale di manutenzione e prevenzione. Firma subito anche tu la petizione “Mettiamo in sicurezza il Paese ora!”  sul sito http://dissestoitalia.it/petizione/. L’appello è stato lanciato lo scorso giugno da Ance, Architetti, Geologi e Legambiente.