Sedici anni fa un fiume di fango si staccò a diverse riprese dal monte Saro travolgendo i territori di Sarno, Siano, Quindici e Bracigliano e causando la morte di 161 persone. A sedici anni da quella notte prevenzione e manutenzione del territorio rimangono assenti nell’agenda politica dei nostri amministratori. La lezione di Sarno – come quella di molti altri territori – non ha insegnato nulla. La lotta al dissesto idrogeologico, agli incendi, all’abusivismo edilizio è una questione di governo del territorio, quotidiana, prioritaria qualcosa del tutto diverso dagli interventi e da una politica dell’emergenza.

Eppure c’è una Campania fragile, fragilissima, dove il 26% del territorio è a rischio frane, smottamenti e dissesti idrogeologici. Cinquecentocinquantasei aree a rischio solo per alluvioni e frane che diventano 3.600 considerando anche terremoti ed eruzioni. E ancora: sono 291 i comuni a rischio frane ed alluvioni per una popolazione di oltre mezzo milione di abitanti, di cui 144 a rischio molto elevato, 147 a livelli elevati. In sostanza più della metà del territorio (52,8%) va tenuto sotto controllo.
Invece, frane e alluvioni in tutt’Italia continuano ad aumentare, da poco più di 100 eventi l’anno tra il 2002 e il 2006 siamo gradualmente arrivati ai 351 del 2013 e ai 110 solo nei primi 20 giorni del 2014. Senza prevenzione e politiche efficaci di mitigazione del rischio idrogeologico questi numeri sono destinati a peggiorare. Ad essere in gioco non è solo la salute del nostro territorio ma la vita dei cittadini: negli ultimi 12 anni hanno perso la vita 328 persone.
E se è ormai chiaro il ruolo determinante dell’eccessivo consumo di suolo, dell’urbanizzazione diffusa e caotica, dell’abusivismo edilizio e dell’alterazione delle dinamiche naturali dei fiumi nell’amplificazione del rischio, le politiche di mitigazione faticano a diffondersi. Ma non solo. Anche le risorse stanziate dopo ogni tragedia finiscono spesso a tamponare i danni, ripristinando lo stato esistente mentre sarebbe ora di pianificare interventi concreti di ripensamento di quei territori in termini di sicurezza e gestione corretta del rischio.